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L’IMPATTO DELLE ALLUVIONI SULLE API, ALVEARI DISTRUTTI E MIELE SCOMPARSO

26 maggio 2023

Qual è stato l’impatto delle alluvioni sull’apicoltura? Purtroppo, i dati sono drammatici, e il futuro non lascia ben sperare per le api e per il miele; vediamo insieme cosa è accaduto…

Il 2023 delle api continua purtroppo a peggiorare inesorabilmente: le alluvioni che hanno messo in ginocchio l’Emilia Romagna hanno colpito duramente anche l’apicoltura, con effetti irreversibili almeno nel breve periodo. 

L’emergenza apiaria che caratterizza quest’anno arriva infatti da molto prima, da una catena di eventi climatici che hanno messo a repentaglio la produzione di miele e l’apicoltura già molto prima dei recenti devastanti fatti. 

Siccità, gelate e grandinate sono state infatti il preludio a una situazione che, solo tra il mese di marzo e il mese di maggio, ha di fatto provocato la perdita dell’80% del raccolto. 

Sono moltissimi, infatti, gli alveari che sono andati persi travolti dalla furia dell’acqua e del fango, e per quelli rimasti, gli apicoltori faticano a nutrire le api. 

Lo stato di calamità chiesto a gran voce dagli apicoltori non è dunque affatto casuale, così come non è casuale l’intervento dell’Osservatorio Nazionale del miele, che si è trovato di fronte a una situazione senza precedenti. 

Le condizioni della stagione produttiva – apparse sin dal primo momento come non favorevoli – sono andate aggravandosi nel corso dei mesi: le siccità prima, e le gelate poi, che hanno caratterizzato il nord del nostro Paese, hanno dapprima bruciato le scorte delle api, per poi causare danni irreparabili alle fioriture, che proprio a maggio attraversano il periodo più importante. 

Danni difficilmente quantificabili che si sono incrementati a dismisura nell’ultima settimana, quando gran parte degli alveari è andata distrutta, e un’altra ingente parte è irraggiungibile oppure priva di nutrizione, e quindi destinata ad una inesorabile morìa. 

Lo stato di calamità richiesto, almeno a livello territoriale o regionale, rappresenta indubbiamente un palliativo necessario, ma non la soluzione. 

Eventi di questo tipo si andranno – ahinoi – a incrementare di anno in anno. 

Sono quindi necessarie contromisure sotto l’aspetto infrastrutturale, ma è necessario soprattutto aprire gli occhi di fronte a un’emergenza climatica che è troppo più forte dell’essere umano, ma per la quale l’essere umano sta facendo davvero troppo poco di concreto. 

Come riportato anche dal WWF, infatti, l’uomo e soprattutto l’Italia paiono al momento totalmente impreparate a fronte di un cambiamento climatico che ci ha investito ormai da anni. 

Definire in fretta il Piano di Adattamento al Cambiamento Climatico diventa, per l’Italia, un fattore di primaria importanza. Per farlo c’è bisogno di tutti, dalla politica e le istituzioni fino ad arrivare alle persone che, quotidianamente, devono prendere sul serio il momento che stiamo attraversando, e adottare comportamenti davvero sostenibili. 

Dare maggiore spazio alla natura, supportare lo sviluppo della biodiversità e abbattere le emissioni di CO2: è tutto nelle mani degli esseri umani, e a partecipare a questo processo ci sono una moltitudine di fattori…

Dall’alimentazione sostenibile a una gestione dei rifiuti oculata, dalla scelta dei mezzi di trasporto a tutte quelle pratiche quotidiane che possono generare un impatto, seppur minimo, sul pianeta. 

Condividere seriamente e diffondere una sana cultura della sostenibilità è importante, ed è quello che noi di Aperegina proviamo a fare da anni. 

Visita Aperegina Green, scopri la nostra mission e aiutaci a dare il nostro contributo per migliorare, nel nostro piccolo, un pianeta nel quale, non scordiamolo mai, siamo solo di passaggio.  

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